L’aspirazione alla pienezza ed al compimento interiore è presente in ogni essere umano,fin dai tempi più antichi abbiamo difficoltà a definirla,perché assume le forme più diverse ed esercita in noi un fascino speciale e ci orienta nella nostra ricerca personale.
Non è sempre stato così. Per secoli, infatti, il bisogno di pienezza è stato interpretato ed orientato nel quadro della esperienza religiosa. La religione è stata,è sovente continua ad essere,una cosmologia, una morale,un elemento coesivo della comunità,un fondamento dello Stato e della politica.
Il termine, tuttavia, evoca anche una relazione con una istanza immateriale,al di sopra di noi,alla quale si è potuto fare riferimento parlando di Assoluto o di Infinito ,Sacro o di Grazia. Non sono mancate altre forme di compimento interiore; in assenza però di una dottrina che potesse inquadrarle e giustificarle,sono rimaste ai margini della coscienza e sono state vissute quasi clandestinamente.
L’aspirazione alla Bellezza è quindi la capacità di percepire fuggevolmente uno Stato di Perfezione,che conduce ad uno stato di pienezza e infonde in noi un senso di pace interiore: E’ ciò che dà significato alla vita e indirettamente la rinvia a molteplici realtà.
Ecco perché parlando di assoluto, o di infinito, Sacro o Grazia, l’aspirazione all’assoluto e le sue tante forme di
ricerca sono diventate,oggi, un fatto personale. Non vogliamo rinunciare al rapporto con il Sacro o l’infinito o il Sublime, ma non accettiamo che ci venga imposto dalla società. Solo recentemente tutto ciò è stato definito nell’ambito del processo della secolarizzazione attuale rappresenta il “disincanto dal mondo”.
Tra i vari tentativi di concepire e di vivere l’Assoluto in maniera individuale al di fuori delle religioni tradizionali e secolari – politiche vorrei prendere in esame quello che interpreta tale esperienza come ricerca Della Bellezza.
La Bellezza salverà il Mondo,la frase è di Dostoevskij,non è mai stata così attuale. La parola Bellezza assume qui un significato più ampio che non sempre corrisponde all’uso comune.
E’ una esperienza di compimento interiore e di pienezza dell’essere,in cui vivere è un’arte che ci cerchiamo di perfezionare come fosse una opera d’arte. “Ossia la continuazione del sacro con altri mezzi lontano dal disincanto del mondo. Così come tutto ciò che può emozionarci è una prova indubbia dell’esistenza di Dio, così l’arte infonde in noi una sensazione di pienezza,di compimento,di perfezione,di andito all’infinito, o semplicemente luogo dove questi sforzi hanno prodotto il risultato più eclatante: E’ questa la mia idea di Arte!
Ma in verità l’opera d’arte e la vita sono in sé l’una nell’altra. Come esempio di vita,assumo l’opera d’arte in sé. Non esiste un abisso che la separi dall’esperienza più comune poiché,facendo uso dell’immaginazione chiunque sa spiegare la realtà e tenta di dare alla propria vita quotidiana una forma armoniosa.
L’opera d’arte è solo il risultato finale più sorprendente. inconsciamente e tacitamente ciascuno di noi è animato da un progetto di vita,in base al quale giudica la propria esistenza del momento,ma ignora dove tutto ciò lo porterà. Per ottenere delle risposte ho iniziato la mia indagine sull’Arte chiedendomi in che cosa consistesse la ricerca della perfezione,che ruolo potesse giocare nella mia esistenza ed in che modo potesse spiegare e circoscrivere i fatti e gli innumerevoli avvenimenti che l’hanno caratterizzata,come tanti episodi di un racconto.
Questo protrarsi nella ricerca dell’assoluto può rendere ancora più evidente il significato della mia ricerca con le LAZARKE. E’ un misto di violenza e di candore attribuire un significato a questo particolare vissuto.
E’ un confronto finale tra teoria e pratica che mi orienta verso il mestiere stesso di un’artista che sarà al servizio della bellezza. il filtro del linguaggio della mia arte deve essere così in questo modo interiorizzato dalle sguardo del destinatario finale,io come autrice cerco di riflettere tra Sogno e Realtà,tra Progetto di vita e Verità della esistenza,per varcare i confini della realtà e raggiungere una dimensione mitica con la LAZARKA!
La Alzarla è una figura Bulgara-Slava di donna bellissima ed è stata esaminata da me in ogni mese dell’anno, mostrando come siano i colori e le ombre a dominare nella pittura e non necessariamente il soggetto, riproposto all’infinito come infiniti sono i passaggi cromatici e le fantasie del costume folclorico.
E’ tutta un’emozione che rinnovandosi in ogni mese dell’anno diventa sempre qualcosa di diverso con decori nuovi e stupefacenti. Questa donna bellissima,tra la storia e la fantasia,la leggenda ed il mito mi ha molto colpito, non solo perché provoca un estraniamento dalla realtà circostante ma anche per la statuarietà della figura, l’infinita precisione dei dettagli,la perfetta simmetria,il bilanciamento della composizione delle forme al limite del possibile.
In un secolo così complesso e problematico io rispondo interpretando un mito antico con grande decoro formale, per evidenziare la semplicità e la leggerezza del suo messaggio: La BELLEZZA ALLO STATO PURO, qui intesa come elevatissima percezione di uno slancio totale verso l’infinito.
La complessità e la perfezione delle miniature in un puro esercizio di stile sono qui costruite ed eseguite con estrema precisione,completando il tutto con un fondo che ne esalti ancora di più la spettacolarità dei colori.
In quest’onirica esplosione di forme e colori si completa e si definisce il senso ed il valore del messaggio della Lazarka.
La bellezza, l’eleganza della posa,il fascino statuario che io faccio rivivere rendendola più innovativa e viva che mai,nel momento di maggiore splendore ed elevazione del suo incedere,si configura come in un sogno non mostrando mai il suo volto.
Il suo vero “volto “ è la vita intera,in tutti gli stadi ed i momenti della vita,una sintesi tra luce,colore e decorazione,poiché rappresenta se stessa nelle infinite varianti del mondo onirico da cui proviene.
Un mondo pulito di sentimenti puri,dove l’idealizzazione decorativa la erge al ruolo di “dea “, “ninfa” o “fata “, ma sempre mitica e leggendaria.
Una figura femminile sinuosa ed elegante che ogni volta rivive in modo diverso come diverse sono le stagioni della vita. Una,cento,mille donne,sospesa tra Oriente ed Occidente, tra Arte e Leggenda il mito della Lazarka sopravvive al risveglio dal mondo onirico da cui proviene come un autentico personaggio da fiaba.
Solo la Lazarka madre,madre di tutte le Lazarke ha un volto!
Per me l’arte è qualcosa di estremamente costruito, ed io la costruisco meticolosamente con estrema precisione.
Varcando una perfezione ricercata ai limiti del possibile,in un lento e certosino lavoro che richiede una grande pazienza ed una certa abilità; in una continua ricerca di una innata armonia con una scesa nel particolare quasi molecolare,che in me nel mio operare “fiammingo” documentano la ricerca di una eccellenza che trae origine dalla memoria dell’infanzia dell’umanità.
E’ il mondo da cui tutti veniamo ma in alcuni rimane più impresso che in altri. Come in un racconto di tipo magico di miti e fiabe antiche, da cui ancora oggi traggo soggetti quale fonte di ispirazione e comunicazione.
In un connubio tra la bellezza classica del divenire occidentale ed il fascino dei colori tipici dell’oriente.
Grazie della vostra attenzione.
Desislava Gambino